uova

Frittelle di neonata (Cicirella, Frittelle di nanata)

frittelle di neonata

Un antipasto molto sfizioso e gustoso da servire come prima portata durante un pranzo o una cena a base di pesce.La neonata,  detta anche bianchino,gianchetti, pesce ghiaccio ,novellame o come la chiamiamo noi in calabria ” rosamarina” sono i piccoli delle acciughe o delle sardine che vengono utilizzati in cucina per preparare anche primi e secondi piatti, con ricette diverse.Oltre a gustarle calde potete mangiarle anche fredde. Sono ottime.  Continua a leggere “Frittelle di neonata (Cicirella, Frittelle di nanata)”

Uova strapazzate con pomodoro (Sursuminata)

Uova-Strapazzate-al-Pomodoro-sursuminata
Uova-Strapazzate-al-Pomodoro-sursuminata

Le uova strapazzate al pomodoro sono un secondo piatto veloce anzi velocissimo da realizzare ideale quando uno è di fretta o non ha voglia di cucinare piatti elaborati.

Le uova strapazzate al pomodoro le preparo con la passata di pomodoro perchè in famiglia non amano la versione con i pomodorini freschi……le ricette si devono anche adattare in base ai gusti della famiglia!

 

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Uova e curcuci (Ova chi curcuci)

curcuci
curcuci

I “curcuci”, sono i residui che si concentrano nel fondo della “caddara” dopo la preparazione delle “frittole”. Sono pezzettini di carne e grasso e si conservano in contenitori per essere degustati durante tutto  l’anno in quelle che sono delle specialità gastronomiche di Reggio Calabria.

I curcuci si possono consumare semplicemente facendoli “squagliare” piastrandoli  con il pane di grano o facendo delle bruschette al forno. Sono ottime per insaporire la pasta e fagioli o accompagnate alle uova fritte.

Una pietanza particolare, nella quale questo alimento è ingrediente fondamentale, è la polenta con broccoli e curcuci.

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Frittelle di fiori di zucca (Sciuriddi)

frittelle di fiori di zucca
frittelle di fiori di zucca

Pietanza tradizionale delle popolazioni poco abbienti, la cui condizione stimolava la fantasia delle massaie, che dovevano far fronte ad uno stato profondo di povertà sociale. Si spiega, così, la massiccia presenza di verdure e prodotti poveri utilizzati per fronteggiare l’indisponibilità di elementi pregiati o costosi come la carne, il pesce, ed il burro. Citata su “Vini e cibi della Calabria” di Albani e Bonacina, edizione effemme – Chiaravalle Centrale, 1977.

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Frittata pasquale

LAVORAZIONE DEL PRODOTTO: Esclusivamente manuale.

TECNICHE DI LAVORAZIONE: Sbattere le uova, aggiungere la ricotta, la salsiccia, il formaggio pecorino, le curcuci. Imbiondire in una padella l’aglio tritato nell’olio caldo e versare il composto. A fine cottura aggiungere il prezzemolo tritato.

PERIODO DI LAVORAZIONE: Tutto l’anno.

territorio = RC

INGREDIENTI UTILIZZATI: Ricotta, salsiccia, uova, formaggio pecorino, curcuci o frittole conservati nello strutto, prezzemolo sale ed aglio.

FORMA: Rotonda.

DIMENSIONI MEDIE: Varie.

PESO MEDIO: Varie.

SAPORE: Pieno e gustoso.

ODORE: Intenso.

AREA DI PRODUZIONE: Bova (RC).

Pietanza legata alla festività pasquale…si racconta che è tradizione mangiarla a colazione la mattina di Pasqua.

Xialuni

LAVORAZIONE DEL PRODOTTO: Esclusivamente manuale.

TECNICHE DI LAVORAZIONE: Il prodotto si realizza in due fasi: prima si lavora manualmente l’impasto per la pasta con 1/4 di latte, 3 uova, il lievito naturale e 1/4 di zucchero; quando la pasta è pronta la si lascia riposare. Quindi si prepara l’impasto con ricotta indurita e grattugiata e zucchero, lo si mescola fino a rendere il tutto amalgamato.Si prepara la pasta a mo’ di crostata e si cosparge l’impasto di sopra, quindi lo si inforna nel forno a legna ad una temperatura che può variare fra i 150 e i 180°C e lo si fa cuocere per circa quaranta minuti.

PERIODO DI LAVORAZIONE: Periodo Pasquale.

territorio = RC

INGREDIENTI UTILIZZATI: Farina di grano tenero, latte vaccino, ricotta vaccina di Ciminà, zucchero, lievito naturale (tutti gli ingredienti sono di provenienza locale).

AREA DI PRODUZIONE: Cirella di Platì, Platì, Ciminà, San Nicola di Ardore (tutti in Provincia di Reggio Calabria).

Questo dolce viene realizzato nel periodo pasquale nel territorio di Platì e Ciminà. Ha una tradizione prettamente familiare ed una produzione esclusivamente locale (fuori dal comprensorio di Platì e Ciminà e sconosciuto); la ricetta viene tramandata da madre in figlia da almeno 3/4 generazioni. Non si conoscono varianti di questo prodotto.

Turdilli (Turdiddri)

Questi dolci, tipicamente delle zone del cosentino, fanno ormai parte della tradizione dolciaria natalizia. Consumati freddi vengono solitamente accompagnati da liquori dolci o vini liquorosi. Esiste documentazione che comprova la tradizionalità del prodotto presso testi di cucina calabrese e di storia delle tradizioni popolari.

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Tartufo di Pizzo

LAVORAZIONE DEL PRODOTTO: Miste.

TECNICHE DI LAVORAZIONE: L’impasto e la pastorizzazione del composto avviene con i macchinari da gelateria.La copertura successiva del prodotto viene fatta manualmente, con cacao e zucchero.

PERIODO DI LAVORAZIONE: Tutto l’anno.

CONSERVAZIONE: Il composto, prima della commercializzazione, viene riposto in freezer per una settimana.

territorio = VV

INGREDIENTI UTILIZZATI: Latte, zucchero, uova, nocciola, cacao, aromi naturali.

FORMA: Sferica imperfetta.

DIMENSIONI MEDIE: 10 cm.

PESO MEDIO: 200 gr.

SAPORE: Dolce.

ODORE: Tipico.

COLORE: Cacao.

AREA DI PRODUZIONE: Comune di Pizzo Calabro (VV).

Antico prodotto tradizonale della pasticceria familiare ed aziendale del Vibonese. Rappresenta il gelato sicuramente più famoso in Calabria, da qualche anno, le aziende artigianali che lo producono, lo commercializzano presso moltissimi ristoranti e bar presenti su tutto il territorio calabrese. E’ stato chiamato tartufo perchè la forma ed il colore somigliano tantissimo al più famoso “tartufo nero”. Per la produzione non vengono usati coloranti, conservanti, additivi, edulcolanti, radiazioni ionizzanti e non vengono aggiunti elementi nutritivi di sintesi.

Taralli morbidi (Taraddri)

LAVORAZIONE DEL PRODOTTO: Miste.

TECNICHE DI LAVORAZIONE: Si lavora la pasta del pane con le uova, aggiungendo lo strutto e il miele. Il composto si modella a cannelli formando con essi delle ciambelle che vengono immersi per pochi istanti, una per volta, in una pentola d’acqua in ebollizione. Si sistemano i taralli sulla placca del forno leggermente unta d’olio e si fanno cuocere finchè non risultano ben dorati.

PERIODO DI LAVORAZIONE: Tutto l’anno.

territorio = TUTTE

INGREDIENTI UTILIZZATI: Farina tipo “00”, acqua, sale, olio di oliva o strutto, miele, uova.

FORMA: Rotonda con foro centrale.

DIMENSIONI MEDIE: Diamestro da circa 2 cm.

PESO MEDIO: Pacchetti da 300 a 400 gr.

SAPORE: Gradevole secondo il tipo di seme.

ODORE: Gradevole.

COLORE: Dorato.

tradizione = Questi prodotti venivano preparati in Calabria dalle contadine in occasione delle feste patronali. Durante le processioni ed i pellegrinaggi ai santuari, i taralli, decoravano le statue dei santi patroni. Le fanciulle vergini vestite di bianco le infilavano alle braccia come se fossero dei bracciali, ciò spiega la loro forma. I taralli, quindi, erano offerte votive di grande valore simbolico che nel tempo hanno perso il loro stupendo significato.

Taralli bianchi o Taralli da zi Anna

LAVORAZIONE DEL PRODOTTO: Esclusivamente manuale.

TECNICHE DI LAVORAZIONE: Si impastono gli ingredienti manualmente e dopo amalgamati gli si da la forma e vengono calati in acqua bollente per pochi minuti. Successivamente vengono intaccati con un coltello lateralmente e messi in forno. Tolti dal forno si fanno raffreddare e vengono immersi in una soluzione di acqua e zucchero sciolto in una pentola sul fuoco.

LAVORAZIONE DEL PRODOTTO: Tutto l’anno.

territorio = CS

INGREDIENTI UTILIZZATI: Farina tipo “00”, uova, acqua, zucchero.

FORMA: Rotonda con foro centrale.

DIMENSIONI MEDIE: Diametro 6 cm.

PESO MEDIO: 70/100 gr.

SAPORE: Dolce.

ODORE: Gradevole.

COLORE: Bianco.

AREA DI PRODUZIONE: Belmonte Calabro (CS).

Questi prodotti venivano preparati in Calabria dalle contadine in occasione delle feste patronali. Durante le processioni ed i pellegrinaggi ai santuari, i taralli bianchi, decoravano le statue dei santi patroni. Le fanciulle vergini vestite di bianco le infilavano alle braccia come se fossero dei bracciali, ciò spiega la loro forma. I taralli, quindi, erano offerte votive di grande valore simbolico che nel tempo hanno perso il loro stupendo significato.

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