acqua

Torrone a poglia con mandorle (Turruni)

torrone-poglia-mandorle
torrone-poglia-mandorle

I cultori della pasticceria assegnano alla cittadina di Taurianova il primato nella produzione del torrone, l’affermazione crea dei problemi di primogenitura legati alle origini ed alla tradizione storica di questo prelibato e apprezzato dolce. I pasticceri di Bagnara vantano, infatti, una secolare tradizione nella lavorazione del torrone, che si tramanda da padre in figlio dai primi anni dell’ottocento, e si sentono autorizzati e legittimati, nel sostenere che è il prodotto simbolo della loro città piuttosto che di Taurianova. La querelle è di un certo peso ed ancora oggi non è stata risolta. Se ne ha testimonianza in “Quando a Reggio non c’erano i cornetti” di Giuseppe Polimeni  pubblicato su Calabria Sconosciuta – Anno XVI n. 58.

Continua a leggere “Torrone a poglia con mandorle (Turruni)”

Tarallini al peperoncino (Taradduzzi piccanti)

LAVORAZIONE DEL PRODOTTO: Miste.

TECNICHE DI LAVORAZIONE: Si prepara la pasta lavorando la farina con acqua salata, aggiungendo poco a poco l’olio mescolato nel vino bianco. Successivamente si aggiungono i semi di anice o di finocchio ed il peperoncino. L’impasto ottenuto viene lavorato fino ad ottenere delle lunghe strisce tonde che vengono tagliati in piccoli pezzi. Questi vengono, quindi, chiusi a forma circolare e messi in acqua bollente per alcuni minuti. Lasciati raffreddare vengono successivamente infornati per circa 20 minuti.

LAVORAZIONE DEL PRODOTTO: Tutto l’anno.

territorio = TUTTE

INGREDIENTI UTILIZZATI: Farina tipo “00”, acqua, sale, olio di oliva, vino bianco, peperoncino rosso piccante macinato, semi di finocchio o di anice.

FORMA: Rotonda con foro centrale.

DIMENSIONI MEDIE: Diametro circa 2 cm.

PESO MEDIO: Pacchetti da 300 e 400 gr.

SAPORE: Gradevole.

ODORE: Gradevole.

COLORE: Dorato tendente al rosato.

tradizione = Questi prodotti venivano preparati in Calabria dalle contadine in occasione delle feste patronali. Durante le processioni ed i pellegrinaggi ai santuari, i taralli, decoravano le statue dei santi patroni. Le fanciulle vergini vestite di bianco le infilavano alle braccia come se fossero dei bracciali, ciò spiega la loro forma. I taralli, quindi, erano offerte votive di grande valore simbolico che nel tempo hanno perso il loro stupendo significato.

Taralli morbidi (Taraddri)

LAVORAZIONE DEL PRODOTTO: Miste.

TECNICHE DI LAVORAZIONE: Si lavora la pasta del pane con le uova, aggiungendo lo strutto e il miele. Il composto si modella a cannelli formando con essi delle ciambelle che vengono immersi per pochi istanti, una per volta, in una pentola d’acqua in ebollizione. Si sistemano i taralli sulla placca del forno leggermente unta d’olio e si fanno cuocere finchè non risultano ben dorati.

PERIODO DI LAVORAZIONE: Tutto l’anno.

territorio = TUTTE

INGREDIENTI UTILIZZATI: Farina tipo “00”, acqua, sale, olio di oliva o strutto, miele, uova.

FORMA: Rotonda con foro centrale.

DIMENSIONI MEDIE: Diamestro da circa 2 cm.

PESO MEDIO: Pacchetti da 300 a 400 gr.

SAPORE: Gradevole secondo il tipo di seme.

ODORE: Gradevole.

COLORE: Dorato.

tradizione = Questi prodotti venivano preparati in Calabria dalle contadine in occasione delle feste patronali. Durante le processioni ed i pellegrinaggi ai santuari, i taralli, decoravano le statue dei santi patroni. Le fanciulle vergini vestite di bianco le infilavano alle braccia come se fossero dei bracciali, ciò spiega la loro forma. I taralli, quindi, erano offerte votive di grande valore simbolico che nel tempo hanno perso il loro stupendo significato.

Taralli bianchi o Taralli da zi Anna

LAVORAZIONE DEL PRODOTTO: Esclusivamente manuale.

TECNICHE DI LAVORAZIONE: Si impastono gli ingredienti manualmente e dopo amalgamati gli si da la forma e vengono calati in acqua bollente per pochi minuti. Successivamente vengono intaccati con un coltello lateralmente e messi in forno. Tolti dal forno si fanno raffreddare e vengono immersi in una soluzione di acqua e zucchero sciolto in una pentola sul fuoco.

LAVORAZIONE DEL PRODOTTO: Tutto l’anno.

territorio = CS

INGREDIENTI UTILIZZATI: Farina tipo “00”, uova, acqua, zucchero.

FORMA: Rotonda con foro centrale.

DIMENSIONI MEDIE: Diametro 6 cm.

PESO MEDIO: 70/100 gr.

SAPORE: Dolce.

ODORE: Gradevole.

COLORE: Bianco.

AREA DI PRODUZIONE: Belmonte Calabro (CS).

Questi prodotti venivano preparati in Calabria dalle contadine in occasione delle feste patronali. Durante le processioni ed i pellegrinaggi ai santuari, i taralli bianchi, decoravano le statue dei santi patroni. Le fanciulle vergini vestite di bianco le infilavano alle braccia come se fossero dei bracciali, ciò spiega la loro forma. I taralli, quindi, erano offerte votive di grande valore simbolico che nel tempo hanno perso il loro stupendo significato.

Taglierini e ciciri o Laganelle e ciciri

LAVORAZIONE DEL PRODOTTO: Esclusivamente manuale.

TECNICHE DI LAVORAZIONE: Lavorare la farina con l’acqua a mano fino ad ottenere una sfoglia morbida. Tirarla con il laganature o schianaturi (antesignano del moderno matterello), avvolgerla su se stessa e tagliarla con un coltello ricavando le laganelle (tagliatelle), larghe circa 5 mm.Mettere a bagno i ceci dalla sera precedente e cuocerli, in un tegame di terracotta direttamente sul fuoco, in abbondante acqua salata senza alcun condimento, ma con l’aggiunta di due foglie di alloro. A cottura ultimata aggiungere le tagliatelle già lessate e amalgamare il tutto con olio crudo e prezzemolo tritato.

PERIODO DI LAVORAZIONE: Tutto l’anno.

territorio = RC

INGREDIENTI UTILIZZATI: Ceci, farina, acqua, alloro, prezzemolo e sale.

SAPORE: Gustoso e leggermente dolciastro.

ODORE: Aromatico.

AREA DI PRODUZIONE: Area greacanica della Provincia di Reggio Calabria.

E’ il piatto rituale del due novembre, commemorazione dei defunti.La ricetta è riportata da Ottavio Cavalcanti su “Panza chjina fa cantari – cucina e vini di Calabria” P. Perri Editore.

Sorbetto al bergamotto

LAVORAZIONE DEL PRODOTTO: Miste.

TECNICHE DI LAVORAZIONE: Sciogliere lo zucchero in acqua ed aggiungere il succo di bergamotto ed il neutro, fare mantecare per circa dieci minuti alla temperatura di -8°C. Conservare nelle campane d’acciaio a 12°C.

sorbetto al bergamotto

PERIODO DI LAVORAZIONE: Tutto l’anno.

territorio = RC

INGREDIENTI UTILIZZATI: Zucchero, acqua, succo di bergamotto, neutro.

SAPORE: Fresco.

ODORE: Tipico del bergamotto.

tradizione = Il bergamotto è un agrume che ha un eccellente areale di coltivazione in Provincia di Reggio Calabria. Esso viene utilizzato non solo come essenza in profumeria, ma anche in pasticceria e per la produzioni di prodotti tipici. L ‘utilizzo del bergamotto nella produzione dolciaria, risale alle tavole imbandite e ai celeberrimi banchetti del rinascimento. L’arte e la creatività dei maestri pasticceri di Reggio Calabria hanno valorizzato attraverso diverse elaborazioni il sapore insolito di questo agrume. Il Sig. Marino, titolare della pasticceria “Il Bergamotto”, ha fatto di questo frutto tipico l’ingrediente base di molti dolci, circa 25, della sua produzione. Tra questi le paste di mandorla arricchite dalla marmellata di bergamotto ed il sorbetto al bergamotto sono quelli maggiormente rappresentativi.La particolare sensazione di freschezza che rimane in bocca dopo aver degustato il sorbetto al bergamotto del Sig. Marino è da attribuire alla sua abilità nel bilanciare nel modo migliore gli ingredienti, è stato definito dai migliori pasticceri nazionali come “il sorbetto che mancava”. Questo prodotto è stato degustato al Florian di Venezia, al caffè Greco di Roma, al Casinò di Sanremo, a Palazzo Chigi, etc.. Inoltre, è stato presentato in almeno 15 trasmissioni televisive di prima fascia sulle reti nazionali.

Sguta (‘nguta)

Il giorno di pasquetta (lunedì dell’Angelo) viene realizzata nel Comune di Siderno (RC) la sagra della Sguta.Nel periodo che precede la Pasqua e nel giorno di pasquetta la sguta viene consumata con fave e soppressata, capicollo, lardo, caciocavallo di Ciminà. Il gusto dolce della sguta esalta il gusto salato e piccante dei salumi e il gusto amaro delle fave.

Sguta Continua a leggere “Sguta (‘nguta)”

Pitta ‘mpigliata o ‘mbigliulata (Pitta ‘nchiusa, Pitta ccu passuli)

pitta 'nchiusa
pitta ‘nchiusa

Sono state trovate tracce di questo dolce nuziale in un documento notarile che risale al 1728. Si tratta di un contratto di matrimonio stipulato tra i coniugi Giaquinta di San Giovanni in Fiore che acconsentono di dare in sposa la propria figlia al possidente Battista Caligiuro, alle condizioni che: “…a far la bocca dolce ai commensali penserà la famiglia dello sposo, che a fine pranso dovrà offrire la pitta ‘mpigliata preparata anzitempo curando che la pitta sia di finezza giusta…”.

Continua a leggere “Pitta ‘mpigliata o ‘mbigliulata (Pitta ‘nchiusa, Pitta ccu passuli)”

Torna su